venerdì 30 aprile 2010

Le Ex Fornaci Picci

Domani si festeggia la festa dei lavoratori e noi in città abbiamo un luogo che mi piace pensare come il simbolo di questo nostro essere in transizione tra passato e futuro: mi riferisco chiaramente alle ex Fornaci Picci. Uno luogo che mi ricorda la Ex Manifattura Tabacchi a Cagliari o tutto il complesso minerario del Sulcis Iglesiente, uno spazio di vissuto collettivo che ri-chiede una nuova vita, una diversa destinazione, e lo chiede a gran voce.
Ancora una volta la memoria visiva mi riporta al Nord Europa: alla Danimarca e all’Olanda, paesi che hanno reintegrato nel tessuto urbano le emergenze architettoniche di un passato industriale ormai dimesso, e che oggi rappresentano una risorsa creativa per l’intera comunità cittadina.
Avete presente gli ex quartieri industriali di Rotterdam o Copenhagen ? Noi nel nostro piccolo abbiamo uno spazio che diventerà l’asse nevralgico della città: una cittadella dove tecnologia digitale e cultura materiale si abbineranno alla didattica e all’incubazione di nuove idee imprenditoriali. Certo oggi è terra di nessuno, ma con un piccolo sforzo riusciamo già a delinearne le potenzialità, pensiamo soltanto al luogo fisico, e già individuiamo cinque aree strategiche:
• Centro Storico di Quartu attraverso l’asse Via Brigata Sassari, Viale Marconi e Via E.Porcu
• Area naturalistica di Is Arenas Poetto attraverso Via Siena, Via Mascagni e Viale della Musica
• Cagliari attraverso Viale Marconi e Via Segre
• Area Nord Nord Est della città e SS 554
• Asse viario Quartucciu Selargius
Nei prossimi post vi racconterò che cosa faremo all’interno degli spazi!

martedì 27 aprile 2010

Giovani Coppie e Fenicotteri Rosa

In questi giorni ho approfittato dei voli low cost e ho rivisto Barcellona, ma non è di questo che vorrei parlare in questo post. Sarà che dopo i mesi passati al lavoro sul piano strategico, la mia deformazione professionale mi spinge a vedere potenzialità ovunque, e così ho passato questi ultimi cinque giorni a prendere appunti, a rivedere con gli occhi della mente quello che Quartu Sant’Elena è a oggi e quello che diventerà da qui a venti anni. E’ un bel gioco, vi consiglio a tutti di provare a farlo: stimola la fantasia e accresce l’ottimismo. Il filo conduttore è stata l’acqua ( e trovandomi a Barcellona non poteva essere altrimenti! ): il luogo da dove sono partito e il luogo dove sono tornato. Ecco quello che vedremo nella nostra città sarà prima di tutto un sistema nuovo di viabilità, tra il quartiere di Is Arenas e Via Fiume, che farà da connettore tra il Poetto e il Parco di Molentargius e le Saline. Oggi di parla di demolizione dei chioschetti e di mancanza di servizi, tutte cose giustissime, ma perché limitarsi solo ad una parte del litorale quando abbiamo un intero ecosistema da tutelare e valorizzare? Un ecosistema all’interno del quale ripensare gli spazi di aggregazione e ricreazione, in un ottica di compatibilità ambientale e garanzia delle professionalità ormai quasi ventennali. Quello che manca sono gli interventi a medio e lungo termine, perché se è giusto intervenire nell’immediato, con questo sistema si rischia di ritrovarci fra cinque dieci anni con gli stessi intatti problemi di un litorale che finisce per divorare se stesso.

La potenzialità di questo nostro progetto è proprio quella di riuscire a diversificare, offrendo percorsi a chi magari ama la natura lacustre e suggestiva e a chi invece preferisce ascoltarsi un gruppo reggae sorseggiando una birra. Penso che sarà bello vedere le giovani coppie quartesi con i turisti tedeschi passeggiare fianco a fianco dei fenicotteri rosa.

giovedì 22 aprile 2010

Una città con il cuore

Ieri ho incrociato il dialogo di una signora, una donna elegante di circa sessanta anni, con la cassiera del supermercato. Lei era una professoressa in pensione diceva, una quartese di nascita ma immigrata in Piemonte per circa trent'anni. Sosteneva più o meno che il problema della Sardegna siamo noi, i Sardi, e fin qui niente di nuovo, ho pensato tra me e me.

Poi ha continuato dicendo che in Piemonte hanno un sistema integrato tra le zone urbane e quelle suburbane, per cui un turista è agevolato in ogni sua esigenza, e questo sia che venga in bicicletta, sia che debba spostarsi in macchina.

A suggello di tutto concludeva dicendo che Quartu possedeva il traffico di una metropoli, rimanendo però un paese nel cuore, qualsiasi cosa questo volesse significare, pensavo io senza però avere il coraggio di interromperla.

Dopo aver pagato, non ho più resistito e ho dovuto chiederle perchè allora sia tornata a Quartu Sant'Elena, se tanto le dava fastidio. La risposta vorrei incorniciarla: "perchè il cuore non si costruisce in laboratorio,-ha detto- e le città possono diventare più ospitali se i cittadini hanno la volontà di vivere in un posto migliore".

Credo che se le basi siano queste, possiamo veramente impegnarci a realizzare una città migliore, a partire da quello che siamo. E i mezzi "strategici" non ci mancano.

lunedì 19 aprile 2010

Traffico e qualità di vita

Credo che uno degli indici della qualità di vita di una città sia la sua capacità di reggere traffico urbano. Di Quartu Sant'Elena, fino a qualche tempo fa, si diceva che era una città dormitorio, oggi per fortuna il flusso di crescita si è riversato nei comuni adiacenti: Sestu, Sinnai, San Sperate, e noi possiamo dormire sonni più tranquilli!

Il nostro tallone d'Achille è però la viabilità, e basta girare un poco in Viale Marconi o Viale Colombo, per rendersene conto.

Uno degli assi del P.S.C. sarà proprio quello di spostare gran parte del traffico, che attualmente congestiona il centro della città, all'esterno della fascia urbana. Il modello è quello di un sistema di tangenziali, un pò con le debite differenze, quello che è stato fatto a Roma, e la cosa sinceramente mi rende molto ottimista!

Sta a vedere che con le piste ciclabili e la metropolitana di superficie, diventiamo sul serio una città di standard europeo!

sabato 17 aprile 2010

Noi siamo come i luoghi che abitiamo

Mi piace questa idea di far rivivere gli spazi e i luoghi che magari prima avevano tutta un'altra funzione, alla fine se è vero che tutto cambia e anche vero che a cambiare negli anni sono anche le nostre esigenze, i nostri bisogni di normali cittadini.

Ecco quindi che da un mattatoio nasce una biblioteca per ragazzi, perchè è da quello che siamo stati che si parte per diventare qualcosa di altro, sicuramente più funzionale e perchè no pure più divertente!
Ho già accennato alle ex fornaci, ma ne parlerò più diffusamente nei prossimi giorni, qui vorrei solo accennare ad un sito archeologico che ho particolarmente a cuore, e che vedo come il simbolo di una potenzialità tuttà da scoprire e valorizzare.

Mi riferisco al nuraghe Diana, che nella seconda guerra mondiale è stato riutilizzato come fortino, la cosi detta batteria costiera Carlo Faldi.
Questa torre nuragica, con le sue feritorie aperte sul mare, sembra quasi sospesa nel tempo, venuta fuori dalla matita di qualche grafico visionario, a metà tra il passato lontanissimo e quello fin troppo recente.

Ecco questo luogo oggi comincia a rivivere, liberato dai rifiuti e dal degrado degli anni, e finalmente inserito in un itinerario culturale e ambientale mirato a valorizzare l'area magnifica di Is Mortorius.

Noi, la nostra città, siamo come quel nuraghe, a metà tra il passato lontanissimo e quello recente, dobbiamo solo fare un ulteriore sforzo per pensarci proiettati nel futuro!

mercoledì 14 aprile 2010

Una città giovane è sopratutto una città pensata per i giovani

Una città giovane è sopratutto una città pensata per i giovani, anche se magari ha già decine di secoli urbani alle spalle. Ecco Amsterdam ad esempio è una città giovane, Barcellona è una città giovane, per dire solo di alcune mete europee da low cost. Certo poi mica ci dobbiamo misurare con realtà e mentalità lontane anni luce, però già discutere e ascoltarsi tra cittadini è una gran bella cosa, eppoi il vantaggio di viaggiare è proprio quello che si possono mettere a confronto le idee e i modelli, e magari perchè no, diventare un domani a nostra volta un modello per altre realtà metropolitane!

La volontà è quella di creare una città di standard europeo nei servizi al cittadino, nelle soluzioni urbanistiche, nei trasporti e nella qualità della vita: da qui partiamo e qui vogliamo arrivare.

Allora già ho detto che Is Arenas sarà la porta di ingresso del Parco di Molentargius, e qui troveranno spazio nuove strutture e spazi pensati per i visitatori, e nella zona verde adiacente impianti sportivi e uno skatepark, giusto per dare energia a questo spirito hip hop che sembra non tramontare mai!
E ancora un Parco dell'educazione stradale, e quindi parcheggi e una nuova ( e meglio pensata !)sede per il mercatino all'aperto, quello che oggi si trova in via San Benedetto. Sempre rimanendo in tema giovanile un'altra idea interessante sarà la realizzazione nell'Antico Macello in via Dante di una struttura d'appoggio per la Biblioteca Ragazzi. Insomma vale la pena invecchiare a Quartu Sant'Elena nel 2020!

lunedì 12 aprile 2010

Il rischio è che il futuro sia migliore del passato

Mi piace questa idea della città dell' acqua: perchè mi sono sempre chiesto che cosa servisse avere un ecosistema integro come Molentargius e alla fine non sentirlo proprio, ma allo stesso modo il discorso si potrebbe fare per le Saline e in genere per il rapporto tra la città storica e quella che abbiamo chiamato lineare, quella cresciuta lungo la costa per intenderci.

Quando ci siamo riuniti in assemblea per buttare giù i primi punti del futuro piano strategico, sono venute fuori un sacco di idee interessanti, alcune figlie del buon senso altre visionarie ma tutte guidate dalla volontà di creare un corpo unico tra le diverse anime della nostra città. Is Arenas ad esempio diventerà la porta di accesso al Parco di Molentargius: l'accesso ad un sistema integrato che, assieme alle saline e al litorale fino a Geremeas, sarà oggetto di una serie di interventi programmatici. Da un lato si lavorerà alla valorizzazione e alla tutela ambientale, e dall' altro alla cura delle infrastruture viarie, affinche questi luoghi diventino un patrimonio, oltre che condiviso, fruibile dalla intera collettività.

Potremo anche raccontare ai nostri figli, noi vecchietti trentenni, come da ragazzini si arrivvava a Is Mortorius con il PF, e come in realtà questo anfratto roccioso fosse un luogo abbandonato a se stesso, in mezzo alle sterpaglie e ai ruderi di insediamenti militari, con quel nuraghe poi, mezzo distrutto e pieno di immondezza! Mi viene il sorriso se penso a quanta Storia ci sia in questo pezzo di costa: dagli attacchi dei pirati ai fortini della seconda guerra mondiale, eppure per noi imberbi sedicenni era solo un luogo facile da raggiungere in autobus, e con l'acqua sufficentemente profonda per poter tuffare a Cristo.

Mi sento orgoglioso e fortunato perchè posso dire di aver visto che cosa si può fare quando si ha la voglia di pensare in grande: il rischio è che il futuro sia migliore del passato!

venerdì 9 aprile 2010

Città di Terra e città di Mare

Esistono città di terra e città di mare, e anche se per noi sardi questa sembrerebbe una banalità, mi rendo conto che non lo è affatto per chi non ha la fortuna di vivere in un isola!
Ci sono poi città cresciute attorno ad un borgo medievale, magari con un castello in cima o altre invece nate da un gruppuscolo di case, solitamente di contadini o minatori o anche da pescatori come capita dalle nostre parti. Passeggiando per viale Colombo in direzione Poetto, ho provato ad immaginare come poteva essere percepita Quartu Sant'Elena da chi magari la vedeva per la prima volta: con il centro storico e i suoi magnifici portali e poi le Ex Fornaci Picci, e quindi le Saline punteggiate dal rosa dei fenicotteri, senza dimenticare la città costiera cresciuta tra i campi agricoli e il mare! Insomma mi dicevo: il rischio è che i cittadini si perdano incapaci di capire la propria città e figuriamoci i turisti allora, magari pure stranieri! Ecco pensavo questo mentre passegiavo i bicicletta: occorre che tutte queste diverse parti siano tra loro collegate come in un mosaico, anche se poi il disegno non sarà mai quello razionale e geometrico di una città del Nord Europa.
Anzi pensavo che Quartu Sant'Elena può essere una città europea proprio se riuscirà a valorizzare la sua alterità. Questo pensavo alla fine.

mercoledì 7 aprile 2010

Ri-innamorarsi della propria città!

Noi siamo cresciuti giocando nelle strade e nelle piazze mi diceva sempre mio nonno. Forse perchè non c'era traffico aggiungevo io, e forse pure perchè non c'erano la playstation e i social network!

Ecco mi sembra che a Quartu Sant'Elena manchino delle piazze come luoghi di aggregazione tra persone. Certo abbiamo piazza Sant'Elena e la piazza del comune, ma mi sembra che la prima viva solo nei giorni di festa e quella del comune, con il suo mercato coperto, sia più un luogo di smistamento del traffico che un luogo di aggregazione.
D'altra parte anche i social network sono delle piazze virtuali, dove la gente si incontra e scambia idee. Abbiamo bisogno di luoghi dove incontrarci ma anche di luoghi che diventino un simbolo di identità collettiva. Penso a delle nuove piazze nei quartieri meno legati alla città "storica", penso a Flumini ad esempio! Ri-pensare degli spazi collettivi significa cominciare ad innamorarsi della propria città: scoprirla e raccontarla come uno spazio proprio. Questo bisogna fare: ri-innamorarsi della propria città!

martedì 6 aprile 2010

Barcellona alla fine non è poi così lontana!

Ho in mente una città che non esiste, o almeno non ancora!
Penso che Quartu Sant' Elena sia una grande incompiuta: una città ancora adolescente. Se devo trovare un'immagine è proprio quella di un adolescente ancora sospeso tra il disimpegno e l'età adulta. Quello che mi rincuora è però l'energia propositiva che ho ritrovato tra i giovani e i meno giovani. Ma sopratutto la voglia di ripensarsi in grande senza limiti alla creatività.
Non mi sarei neppure aspettato una tale partecipazione condivisa e sopratutto un così grande apporto di idee e proposte da parte di tutti i cittadini coinvolti. Io che sono cresciuto quando le ex Fornaci Picci erano un ritrovo di drogati oggi vedo una serie di progetti che la trasformano in una Cittadella della Scienza e della Tecnica: un luogo di interazione multimediale pensato per sviluppare la creatività giovanile in tutte le sue forme.
Guardo il progetto di una pista per gli skaeters e mi si sovrappongono le immagini di tutte le tags colorate che campeggiano in città.
Noi a sedici anni non avevamo certo tutti questi spazi e neppure tutta questa attenzione!
Mi dico che tutta questa energia ha solo bisogno di essere canalizzata. E mi dico pure che Barcellona alla fine non è poi così lontana!

Il Cuore, l' Acqua e la Terra.

Ho voluto aprire questo blog per condividere un' esperienza di partecipazione civica che ha visto impegnati i cittadini, le associazioni e gli operatori privati dell’area metropolitana di Quartu Sant’ Elena. Mi piace pensare a questo blog come uno spazio virtuale, un luogo in cui raccontare e discutere le fasi che ci hanno visto protagonisti, tutti assieme nel tentativo di immaginare una città proiettata nel futuro: una città ri-pensata dai cittadini.
E non nego certo quanto questo ascoltarsi sia stato a tratti complesso e contraddittorio, come d’altra parte è stato negli anni il processo di crescita di questa nostra città.
La prima vera sfida è stata, infatti, quella di trovare un accordo su una definizione condivisa della nostra identità territoriale di quartesi, e questo ancora prima di provare a immaginare e discutere i “grandi temi” di intervento politico. Se ci fermiamo un attimo a parlare con le persone ci accorgiamo, infatti, che esistono almeno tre città all’interno della nostra area metropolitana, ognuna con le sue proprie peculiarità.
Occorreva insomma esercitarsi a pensare la città non come un unico compartimento stagno ma come un insieme di vasi comunicanti. Ne abbiamo identificato tre.
Il primo è quello strettamente urbano che si estende grosso modo nel perimetro circoscritto dalla ss 554, e ha come confini il Poetto e i comuni di Cagliari e Quartucciu. Il secondo mi piace definirlo più poetico è riguarda l’acqua: quella parte della città a contatto con il compendio delle Saline e di Molentargius, e ovviamente il nostro amato litorale sabbioso. Il terzo poi è quella parte di città incastonata tra la costa e la fascia agricola che arriva fino al compendio dei Sette Fratelli.
La scelta dei nomi è stata quasi naturale: il primo non poteva che essere il cuore, la città pulsante. Il secondo l’acqua e il terzo la terra.
Da questi punti abbiamo cominciato a discutere, e da qui comincia la mia storia di blogger civico.

sabato 3 aprile 2010